
“Love is touch, touch is love”, cantava John Lennon in “Love”. E non è un caso che una delle più celebrate canzoni d’amore di tutti i tempi metta il tatto al primo posto. Anzi, qui il tatto “è” l’amore, come se di tutti i sensi soltanto quello legato al contatto fisico possa esprimere la pienezza del sentimento.
Tutte queste percezioni tattili vengono di volta in volta codificate dal nostro cervello e trasformate in concetti che vanno “oltre il gusto” (buono o meno buono). Investono cioè dinamiche neurali forse anche più complesse e sfumate. Quindi l’idea che il nostro cervello si formerà su una determinata birra dipenderà in buona parte anche da questi input.
In altre parole, la piacevolezza che ci procura il sorso di una birra è correlata anche a qualcosa di diverso e più complesso del “solito” gusto: a una sensazione tattile che viene percepita come positiva dagli organi sensoriali del cavo orale.